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Sebbene la psicoterapia online esista da oltre 10 anni, la pandemia COVID-19 e i successivi lookdown hanno creato sfide inaspettate nell’erogazione di percorsi terapeutici a pazienti con problemi di salute mentale, e molti professionisti sanitari si sono trovati nella condizione di riformulare percorsi precedentemente impostati utilizzando per la prima volta tale modalità “di connessione” e relazione con il paziente, e, di conseguenza, si è assistito a una maggiore diffusione della stessa e a svariate interpretazioni sulla sua utilità e applicabilità.
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Secondo la ricerca e l’evidenza clinica parte della sofferenza emotiva e di problemi psicopatologici sono riconducibili ad un problema di non accettazione, alla difficoltà di abbandonare uno scopo compromesso o minacciato: si avverte una discrepanza tra stato desiderato, lo scopo, e la rappresentazione della realtà. La compromissione o la minaccia di uno scopo normalmente implicano tre possibili soluzioni: raggiungimento di uno scopo, ridefinizione di uno scopo se la compromissione o la minaccia sono parziali o non riguardano lo scopo principale, rinuncia dello scopo se si prende atto della compromissione o della minaccia e ci si regola di conseguenza. Nella sofferenza patologica, invece, si insiste nell'investimento su uno scopo non ottenibile. La persona insiste così nel ridurre questa differenza, nonostante la compromissione, arrivando ad un iperinvestimento, ed è questo che porta alla sofferenza. Gli scopi possono riguardare sia lo stato del mondo che gli stati interni, cioè la non accettazione di ciò che si sperimenta (Harris, 2019). E’ questo il problema maggiore: tanta parte della sofferenza emotiva è ascrivibile al fatto che la persona critica la propria sofferenza, sta male perché non accetta di star male. Accettare significa, invece, distinguere quanto è in proprio potere da quanto non lo è e disinvestire dagli scopi non ottenibili, investendo su quelli ottenibili.
L’Acceptance and Commitment Therapy (ACT), sviluppata da S. Hayes alla fine degli anni ’60, è basata sull’idea che molte condotte poco adattive e disfunzionali sono prodotte da controproducenti tentativi di evitare o sopprimere stati interni. Il problema è proprio l’evitamento esperienziale. Tradizionalmente nella terapia cognitivo comportamentale (CBT) la cognizione è concettualizzata come la variabile che controlla le condotte umane ed i sintomi psicopatologici. Il cambiamento è concettualizzato come la modificazione della cognizione. La CBT di terza generazione critica questo assunto di base: pur riconoscendo il fatto che non si può prescindere dalla cognizione, il cambiamento può prodursi solo con la modificazione della funzione della cognizione. L’Acceptance and Commitment Therapy aiuta nel favorire stato mentale accettante operando in due direzioni: riducendo l’investimento sugli scopi che non sono ottenibili o che sono compromessi diminuendo i secondari e i cicli di auto-alimentazione e aiutando a distanziarsi dallo scenario temuto; promuovendo l’investimento sui valori e sugli scopi ottenibili. La strategia principale nella terapia è la promozione della flessibilità psicologica, non l’eliminazione dell’esperienza problematica: i sintomi non sono più il bersaglio della terapia. Per flessibilità, concetto chiave dell’ACT, si intende la capacità di essere in contatto con il momento presente, di generare varie risposte ad un problema, desistendo se è inefficace, ma anche di persistere in comportamenti orientati ai propri valori. L’accettazione viene contrapposta all’evitamento esperienziale. Nella pratica clinica equivale ad addestrare il paziente a stare dentro la sofferenza piuttosto che contrastarla. Le tecniche di defusione cognitiva mirano ad alterare le relazioni funzionali patogene tra pensieri e altri stati interni rinunciando a cambiarne la frequenza o la forma; mira ad indebolire l’impatto del significato letterale di un pensiero o di un ricordo. Lo scopo dunque non è la riduzione della frequenza o della forma di un pensiero, ma è la riduzione di credibilità del pensiero (ibidem). E’ una forma di decentramento intenzionale e consapevole. Gran parte del lavoro terapeutico è volto a vivere il Sé come contesto: e a puntare sui Valori, ovvero principi e stati verso cui tendere:, non oggetti o stati ottenibili, ma qualità delle cose o delle azioni. Importante è il contatto con il momento presente: la ruminazione è un’attitudine a vivere nel passato o nel futuro, piuttosto che vivere e reagire al qui ed ora. Lo scopo è che il paziente sia guidato da reali contingenze e dai suoi valori, piuttosto che da cognizioni apprese altrove che male si adattano alla situazione presente. La ricerca scientifica ha dimostrato come l’ACT sia una terapia che si dimostra efficace nel trattamento degli stati ansioso-depressivi, nel trattamento individuale e di gruppo in pazienti oncologici o con patologia cronica, rara e-o degenerativa. Bibliografia Bai, Z., Luo, S., Zhang, L., Wu, S., & Chi, I. (2020). Acceptance and commitment therapy (ACT) to reduce depression: A systematic review and meta-analysis. Journal of affective disorders, 260, 728-737. Barcaccia, B., Tenore, K., & Mancini, F. (2015). Early childhood experiences shaping vulnerability to Obsessive-Compulsive Disorder. Clinical Neuropsychiatry. Saliani, A. M., Barcaccia, B., & Mancini, F. (2010). Interpersonal vicious cycles in anxiety disorders. In Communication in cognitive behavioral therapy (pp. 149-183). New York, NY: Springer New York. Wang, J., & Fang, S. (2023). Effects of Internet-Based Acceptance and Commitment Therapy (IACT) on Adolescents: A Systematic Review and Meta-Analysis. International Journal of Mental Health Promotion, 25(4). Zaccari, V., D'Arienzo, M. C., Caiazzo, T., Magno, A., Amico, G., & Mancini, F. (2021). Narrative review of COVID-19 impact on obsessive-compulsive disorder in child, adolescent and adult clinical populations. Frontiers in psychiatry, 12, 575. Fai clic qui per modificare. L'acromegalia è una malattia rara causata dall'ipersecrezione dell'ormone della crescita (GH) dovuta principalmente a un adenoma ipofisario con conseguente aumento dei livelli di fattore di crescita insulino-simile 1 (IGF-1). Presenta un progressivo e cronico coinvolgimento sistemico e comorbidità (cardiovascolari, respiratori, metaboliche, neoplastiche, neurologiche, muscoloscheletriche) che sono responsabili di una maggiore morbilità e mortalità. La letteratura riporta un rischio più elevato di sviluppare deterioramento cognitivo e psicopatologie, scarse prestazioni fisiche e funzionali con effetti negativi sulla qualità della vita globale (QoL). Il miglioramento degli approcci diagnostici, delle tecniche chirurgiche, delle terapie mediche nel corso degli anni ha aumento la sopravvivenza e la durata media della vita della popolazione è aumentata. Ciò conferma la necessità di migliorare le tempistiche della diagnosi, in modo da evitare danni irreversibili e complicanze gravi ma anche tutte le altre conseguenze che la malattia porta con sé. L’acromegalia è associata a cambiamenti morfometrici progressivi, ed essendo il corpo e la fisicità parte integrante e costitutiva dell’identità della persona tale aspetto ha dimostrato avere un impatto negativo sulla percezione del proprio aspetto, sull’umore e sul mantenimento delle relazioni sociali. Tra le psicopatologie più comuni associate all'acromegalia ci sono la depressione, l'ansia e i disturbi affettivi. Ricerche recenti dimostrano che un terzo dei pazienti con acromegalia manifesta sintomi di depressione e tassi di disturbi affettivi nel corso della vita e di ansia, anche in maniera grave.
Essendo l’acromegalia una patologia cronica e rara l’ età della diagnosi si agira di solito intorno ai 50 anni, ciò comporta che, ai sentimenti di confusione, sconforto e dolore, che il paziente prova nello scoprire di essere affetto da una patologia rara, va a sommarsi allo stress cumulativo dell’essere stati sottoposti per mesi se non per anni ad accertamenti diagnostici da diversi specialisti per scoprire la causa dei propri sintomi. Spesso i pazienti lamentano con dolore la difficoltà derivante dall’impossibilità di potere trovare sul territorio strutture specialistiche adatte alla cura e alla diagnosi. Tutto ciò genera rabbia, frustrazione, stress e disagio nel paziente, in quanto i suoi bisogni non vengono riconosciuti, accolti e validati emotivamente dalla realtà circostante. Ogni diagnosi di patologia porta con sé una ridefinizione marcata del proprio progetto di vita, della percezione di sé, della propria identità e del ruolo attivo che si ricopre nelle relazioni affettive, familiari, sociali e afferenti a contesti lavorativi. La quotidiana convivenza con i sintomi derivanti da una malattia persistente nel tempo, progressiva e poco frequente nella popolazione generale costituisce una condizione di vulnerabilità per la salute e per il benessere psicologico del soggetto coinvolto. La ricerca empirica ha dimostrato come problemi psicologici non sanati in tali tipi di pazienti abbiano portato, a parità di condizioni di partenza, a una prognosi e a un decorso della patologia meno favorevole, per tali motivazioni il coinvolgimento dello psicoterapeuta nell’equipe curante può risultare fondamentale al fine di pensare al benessere globale della persona. BIBLIOGRAFIA ALFI, G. (2018). Modulazione endocrina del sonno e delle funzioni cognitive nel modello clinico dell'acromegalia: il ruolo del GH. Gagliardi, I., Chiloiro, S., Vallillo, M., Bondanelli, M., Volpato, S., Giampietro, A., ... & Rosaria, A. M. (2022, May). Acromegaly and aging: a double hit against quality of life?. In Endocrine Abstracts (Vol. 81). Bioscientifica. Gagliardi, I., Chiloiro, S., Vallillo, M., Bondanelli, M., Volpato, S., Giampietro, A., ... & Ambrosio, M. R. (2021). Multidimensional geriatric evaluation in acromegaly: a comparative cross-sectional study. BMC geriatrics, 21, 1-9. Sala, E., & Mantovani, G. (2023). Aspetti neuropsicologici dell’eccesso di GH. L'Endocrinologo, 24(5), 482-489. Risorse web: Acromegalia: alto l’impatto sulla salute mentale - Osservatorio Malattie Rare |
AuthorDOTT.SSA VALLILO PSICOTERAPEUTA Archives
Febbraio 2024
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